Si è detto tanto circa la pandemia da virus nCov19 ma siamo sempre troppo imprecisi. Il virus ha un suo nome (SARS Cov2) e la sindrome a cui può dare origine, anche: la Covid19 .
All’imprecisione “mondiale” terminologica si aggiunge l’approssimazione di tanti che diventa errore grossolano, errore grave, quando mancano esempi e momenti formativi seri, su larga scala.
Le mascherine chirurgiche, ad esempio: sappiamo che sono di tre tipologie ? I, II e IIR ? Che la IIR protegge come un protettore facciale di tipo 2 (FFP2) sia in entrata che in uscita, cioè sia per l’aria che inspiriamo che per l’aria che espiriamo ?
Vediamo muoversi all’orizzonte mascherine ad altezza variabile, quasi sempre con baricentro basso, sotto l’ala del naso, talvolta infeltrite, databili con il carbonio 14, logore, scolorite, oppure ricamate a mano, in stoffe di ogni tipologia, senza elastico, con elastico, con elastico rotto, con lacci o laccetti ben portati o solo portati. Mascherine che prendono il largo come vele, che si adagiano sul viso come pannolini, assorbenti, fazzoletti, sempre più surrogato di altro e mai presidio indispensabile e unico nella lotta pandemica.
Pensiamo sempre tocchi agli altri ma le cose devono partire anche da noi, nel piccolo, perché il piccolo diventi grande.
Abbiamo nuove occasioni da sfruttare, nuovi giorni in cui essere differenti, in cui fare la differenza.
